Due miliardi per garantire ristori a fondo perduto ai settori nuovamente costretti a chiudere, o quasi, in seguito al Dpcm con le restrizioni anti contagio. E’ il piatto forte del “decreto Ristori” approvato martedì pomeriggio dal consiglio dei ministri, che comprende anche la proroga di 6 settimane della Cig Covid, un nuovo credito d’imposta sugli affitti, la cancellazione della seconda rata dell’Imu, la sospensione dei versamenti contributivi di novembre per le aziende interessate dal Dpcm e una nuova indennità una tantum per gli stagionali del turismo, spettacolo e lavoratori dello sport. Gli indennizzi raddoppieranno, rispetto a quanto già ricevuto in estate dopo il lockdown, per le attività chiuse tout court, come piscine, palestre, fiere, enti sportivi, terme, centri benessere, impianti sciistici, catering, cinema, sale giochi e sale bingo. Ma, stando all’ultima bozza del decreto, anche per i ristoranti, che pure potranno restare aperti a ora di pranzo e fino a ieri sembrava avrebbero ricevuto “solo” una maggiorazione del 50%. Quella che spetterà ad alberghi, affittacamere, villaggi turistici, ostelli e rifugi. Per discoteche, sale da ballo e night-club, infine, il contributo quadruplica. Nella bozza di 45 articoli c’è anche un finanziamento da 30 milioni di euro per consentire a medici di base e pediatri di eseguire “tamponi antigenici rapidi“.
I ristori a fondo perduto arriveranno “in tempi record entro il 15 novembre” sul conto corrente delle attività che avevano già chiesto il contributo a fondo perduto alle Entrate la scorsa estate, ha promesso il titolare del Tesoro. Chi invece fa domanda per la prima volta (attraverso la procedura web sul sito delle Entrate) riceverà il bonifico entro metà dicembre. Il nuovo aiuto sarà più generoso rispetto a quello dei mesi scorsi ma i parametri saranno gli stessi del decreto Rilancio, che prevedeva contributi a fondo perduto commisurati alla riduzione del fatturato nel mese di aprile rispetto all’aprile 2019 e stabiliva come requisito la perdita di almeno un terzo di ricavi (o in alternativa aver iniziato l’attività dopo il gennaio 2019). Gli aiuti ammontavano, in base a quel provvedimento, al 20% della differenza di fatturato tra aprile 2020 e aprile 2019 per chi avesse avuto ricavi 2019 sotto i 400mila euro, al 15% in caso di ricavi tra 400mila euro e 1 milione e al 10% con ricavi tra 1 e 5 milioni. Con un minimo, comunque, di 1000 euro per le persone fisiche e 2.000 per le aziende, mentre il contributo massimo sarà di 150mila euro.
Nel decreto c’è la proroga della Cassa integrazione a carico dello Stato per altre 6 settimane che devono essere collocate nel periodo ricompreso tra il 16 novembre e il 31 gennaio 2021. In alternativa, ulteriori 4 settimane di esonero contributivo. Catalfo ha assicurato che si arriverà a 18 settimane totali di proroga cig con la manovra o un altro provvedimento da approvare nelle prossime settimane. Come avviene a partire da agosto, i datori di lavoro che presentano domanda per ulteriore cig ma non hanno subito una riduzione di fatturato pari almeno al 20% pagheranno un contributo addizionale pari al 9% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate nel caso la riduzione sia stata inferiore al 20% e del 18% della retribuzione globale se non hanno avuto alcuna riduzione del fatturato. Sono esclusi dal contributo i datori di lavoro attivi nei settori interessati dai provvedimenti che dispongono la chiusura o la limitazione delle attività.
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