Nel giorno dell’8 marzo, Festa della Donna, AssisiSport pubblica la lettera diffusa via Facebook a firma del capitano del Perugia Futsal femminile Marta Mastrini e del vice coach della squadra biancorossa Luisa Vitali. Di seguito il testo completo:
“L’augurio più grande per tutte le donne, è che anche nello sport, come nella vita, non ci siano discriminazioni. Con questa lettera del Capitano Marta Mastrini e il vice coach Luisa Vitali, auguriamo a tutte le donne di non arrendersi mai e di trovare la forza per combattere, con intelligenza e perseveranza per i propri diritti!”.
“Da circa vent’anni una fetta del mondo sportivo femminile si impegna quotidianamente nel calcio a 5 senza ricevere il giusto riconoscimento da parte dalla federazione calcistica italiana. Dinanzi ad un termine come Futsal il 98% delle persone non sanno di cosa si stia parlando e addirittura stentano a ripetere questo termine nel modo corretto, tentano di sillabarlo, ma la fluidità espressiva si interrompe sulle due consonanti t ed s che vengono invertite e mal pronunciate. Quando si spiega, poi, che il termine semplicemente indica il calcio a 5, sminuiscono il tutto dicendo: “ah, il calcetto!”. In realtà definire così questo sport è errato e riduttivo perché il calcetto è il gioco che si pratica ai tornei estivi all’aperto, senza troppe costrizioni, nella volontà di dilettarsi in un gioco che consente ad un gruppo di amici di vedersi e riunirsi occasionalmente per passare del buon tempo insieme.
Il calcio a 5, al contrario, prevede un serio ed impegnativo allenamento, un campionato vero e ufficiale. Si gioca in una palestra, o meglio un palasport, con il pubblico pronto a sostenere e incitare la propria squadra; per noi sono previsti quattro impegni a settimana, tanta fatica, tanta testa e tanto cuore. A tutto ciò si affiancano una retribuzione praticamente nulla, nessun contratto professionistico ed una scarsissima visibilità e pochi sponsor.
La differenza sta nel fatto che quando si tratta di calcio femminile la maggior parte della gente non gli conferisce la stessa importanza che viene data a quello maschile.
Per comprendere tutto ciò è sufficiente considerare il numero e la frequenza di articoli che vengono redatti durante gli weekend, di gran lunga minori e meno volti alla valorizzazione di tale sport se si tratta di donne che scendono in campo. Il calcio a 5 femminile e quello maschile dovrebbero essere posti, almeno nella teoria, sullo stesso piano, in quanto si tratta di uno sport paritario nel quale vigono le stesse regole, lo stesso minutaggio, le stesse modalità di cambio e si utilizza la stessa palla, a prescindere se si tratti di uomini o donne che devono giocare.
La realtà che ci appare, invece, è completamente differente: non solo a livello di stipendio e di visibilità, che nel caso delle donne è certamente inferiore rispetto a quella di cui godono gli uomini, ma il fulcro della questione è incentrato sul merito e sul fatto che le società sportive continuano a porre le due realtà su piani differenti, dimostrandolo con i riconoscimenti che vengono attribuiti alle due categorie di giocatori. Per far meglio comprendere la questione è sufficiente considerare che da tre anni è stato istituito un premio per il miglior allenatore di calcio a 5, maschile e femminile, chiamato “Panchina d’oro”; a partire dalla seconda edizione, questo riconoscimento ha assunto il nome di “Panchina d’argento” per il top mister del femminile, mentre per il maschile è rimasto invariato.
La nostra società, il Perugia Futsal, punta solo sul futsal femminile e, oltre alla squadra che milita nel campionato di Serie A2 nazionale, c’è un settore giovanile con una squadra U15, una U17 e una U19. Si tratta di oltre 60 ragazze, più o meno giovani, ma accomunate da forza, coraggio, talento e spirito di squadra, che ogni giorno si impegnano nella pratica di uno sport che amano e che affrontano con serietà e professionalità, che rispettano una serie di valori importanti nello sport e che vengono loro ricordati ogni giorno da chi cura il loro percorso di crescita, non solo sportivo, ma anche umano.
Il mondiale di calcio a 11 sicuramente ha acceso i riflettori sul calcio femminile e ha smosso tante ragazzine vogliose di avvicinarsi ad un pallone da calciare. Il futsal femminile ha poca rilevanza mediatica, perlopiù sono le varie società a trasmettere le partite in diretta streaming su Facebook, ogni domenica, per coloro che non possono seguire la propria squadra in trasferta o per chi non può personalmente godersi l’incontro al PalaPellini di Perugia.
Alla tv trasmettono al massimo qualche partita di Serie A femminile che, dopo il mondiale, è riuscita ad ottenere un po’ di visibilità. Tutto il restante mondo del calcio femminile gode di pochissima pubblicità. Le società maschili di calcio a 11, sono state obbligate ad avere una società femminile che, nella maggior parte dei casi, sta in piedi solo per fini burocratici e non ha quindi quasi nessuna importanza formale. Tutto ciò ci dimostra palesemente che viviamo in una società profondamente maschilista, che relega la donna a schemi e ruoli tradizionali dai quali con grandissima difficoltà tenta quotidianamente di liberarsi. Per quanto riguarda il calcio bisogna tener presente che i primi ad esaltare tali discriminazioni sono i piani alti della federazione e proprio per questo vale la pena lottare, dimostrando il valore di tutte le ragazze che scendono in campo non solo per praticare uno sport, ma per dare maggior rilevanza ad una figura, quella femminile, che non si accontenta di secondi posti, ma che pretende di essere accolta e valorizzata per i risultati che quotidianamente riesce a riscuotere”.
Foto: Benedetta Monaldi, Perugia Futsal femminile
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