(Intervista di Stefano Berti, articolo di Agnese Paparelli) Nello scenario del Parco dei Cavalieri di Petrignano di Assisi, la speciale intervista al campione del ciclismo Salvatore Puccio. Partito dalla Sicilia fino a Petrignano, ha presto sviluppato la passione per il ciclismo militando inizialmente tra le fila di società locali come l’U.C. Bastia e l’U.C. Petrignano fino al mondo professionistico. Ora in forza all’Ineos Grenadiers con cui ha rinnovato il suo contratto per altri due anni. Dopo svariati anni all’estero, il ciclista si è trasferito a Santa Maria degli Angeli, nella terra di Assisi che lo ha cresciuto e sulle cui strade continua a pedalare allenandosi, come faceva da ragazzo. (Continua dopo il video dell’intervista)
“La mia passione nasce quando ero ancora un ragazzino, intorno ai 7 anni – racconta Salvatore Puccio intervistato dal direttore del gruppo editoriale Assisi News Stefano Berti – diciamo che è un percorso lungo, ora ho 34 anni diciamo che è un avita che pedalo. All’inizio era un evento organizzato dalle scuole e da lì seguendo le orme di mio fratello, anche io ho deciso di intraprendere questa attività. Da lì è nato tutto e giorno dopo giorno ti appassioni a quello che fai e ci metti passione e impegno”.
“Nel 2002 la mia famiglia decise di trasferirsi qui in Umbria perché mio padre lavorava qui in zona – continua il ciclista – qui è iniziata una nuova vita. Ero molto giovane e appena arrivati qui siamo stati accolti dall’U.C. Bastia che era l’unica società che al momento faceva la mia categoria e l’anno successivo qui a Petrignano, tramite il presidente Orlando Ranucci, mi ha coinvolto cercando di portarmi a Petrignano e creando una squadra tutta petrignanese”.
“Nelle categorie giovanili – dice Puccio – ho dimostrato velocemente di avere qualcosa in più degli altri e fin dall’inizio i miei risultati erano molto buoni quindi ho cercato sempre di migliorarmi e di impegnarmi sempre di più. Qui con il Petrignano avevamo creato una struttura dove girava tutto intorno a me e questo mi dava dei benefici. Dopo Petrignano, dove ho corso fino all’età di 17-18 anni, ho cambiato categoria con i Dilettanti, dai 18 ai 25 anni. Da lì sono passato in Toscana nella società Monsummano Terme. Sono stati anni un po’ difficili perché ti vai a scontrare in una categoria dove ci son degli atleti molto più grandi e con più esperienza. Il quarto anno cambiai squadra e passai all’Opplà di Empoli e lì trovai un bell’organico, con bei direttori sportivi e presidente. Tutta un’altra struttura che mi hanno fatto fare il salto di qualità e ha tirato fuori quello che di buono c’era in me”.
“La fatica che c’è dietro è costante, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Non solo gli allenamenti o le gare ma quello che è importantissimo – racconta Salvatore Puccio – è dopo l’allenamento e dopo la gara. Devi comunque continuare a seguire un’alimentazione corretta e riposarti, che è fondamentale. Nel pomeriggio devo riposare e devo alimentarmi bene per essere pronto il giorno successivo”.
“Ho vissuto per un bel periodo all’estero – spiega il ciclista della Ineos Grenadiers – ma da settembre sono tornato a vivere a Santa Maria degli Angeli. Le mie zone di allenamento sono Bevagna, Cannara, Todi, San Presto. Cerco di allenarmi sempre in zona per non allontanarmi troppo. Per gli allenamenti facciamo dei blocchi di tre giorni in cui un giorno fai dei lavori specifici, un giorno fai una distanza solo pedalando e aggiungendo delle salite e poi un giorno di recupero. Il tutto è programmato in base all’impegno successivo che hai e alle varie gare”.
“Ho tanti amici qui – racconta Puccio – nel weekend anche loro si divertono in bici e preferiscono venire con me perché c’è una motivazione in più. Essendo io il professionista, sto sempre davanti e sono quello che fa la fatica maggiore. Loro si mettono dietro e per loro è già impegnativo perché durante la settimana fanno un altro lavoro. Noto che sono molto felici, non capita in tutti gli sport che ti puoi allenare con il professionista”.
“C’è sempre emozione e mi affascinano molto le gare più importanti – continua il ciclista – ad oggi partecipare alle gare minori mi rende un po’ meno motivato. Però partecipare ai grandi giri come il Giro d’Italia o la Vuelta di Spagna o le grandi classiche hai quelle motivazioni in più. Nelle grandi classiche la lista dei partenti è sempre molto più valida e come il pubblico al seguito. Trovi quelle particolarità che ti danno quell’extra power, quella motivazione in più per fare bene perché sei osservato a 360°. Al ritiro di partenza c’è sempre molta più gente che ti chiede la foto, l’autografo. Ti fanno sentire più importante”.
“Di gare ne ho fatte moltissime. Uno cerca sempre di vivere nel presente tenendosi sempre impegnato sui nuovi obiettivi. Un appassionato di Bevagna pochi giorni fa mi ha ricordato delle gare che avevo scordato con episodi del 2018 e che avevano emozionato gli altri. Incontro tantissimi veri appassionati. Non siamo famosissimi che ci riconoscono tutti ma se becchi l’appassionato che va in bici, ti riconosce anche se sei vestito normale, se sei in divisa e con il caschetto e occhiali e fa piacere”.
“Adesso l’età avanza e sono gli ultimi anni che farò il professionista e il fatto di essermi trasferito qui ad Assisi ho l’opportunità di allenarmi bene sulle strade che conosco dal passato. Ho ritrovato quelle motivazioni che avevo un po’ perso negli anni e sono motivato a fare bene e a dimostrare che comunque ho ancora da dare ad alti livelli. Il prossimo futuro? Sicuramente ho altri due anni per un ciclista è un periodo lungo perché le cose cambiano velocemente. Poi magari l’obiettivo sarà di continuare per altri due anni arrivando intorno all’età dei 38 anni e poi decidere di concludere la carriera”.
“La strada per diventare professionista è lunga. Ci sono molte variabili che incidono, come la fortuna, le persone che incontri per strada sulla tua carriera come il direttore sportivo e il manager. Un po’ come tutti gli sport di alto livello, ci sono tanti atleti che lottano per un posto e molto delle volte viene preferito l’altro a te. Se non sei fortunato in tutto e per tutto poi ci vuole impegno e sacrificio, senza di questi non si arriva da nessuna parte”.
“Quando ero più piccolo mi piaceva molto Freiree anche Valverde, campioni che hanno vinto tanto negli anni e che hanno sempre dimostrato di essere competitivi anno dopo anno. Nello sport professionista è difficile essere competitivi sempre e avere continuità. Mi ricordo che Freire aveva vinto tre mondiali e questo vuol dire che è un campione. Sono delle gare lunghissime in cui nessuno vince per caso. Attualmente i migliori sono Pogačar, Vingegaard, Van der Poel. Anche noi abbiamo in squadra dei campioni ma questi tre hanno qualcosa in più al momento”.
“In squadra siamo 30 atleti quindi le gare le corriamo in sette e in otto e quando capita il giusto gruppo in cui siamo compagni più che colleghi e un gruppo di amici, si condivide molto di più e si scherza di più anche se la fatica si fa sentire sempre”.
“Il prossimo Giro d’Italia che passerà anche per l’Umbria con la tappa da Foligno a Perugia ad oggi è nel mio programma ma come sempre le formazioni vengono scelte le ultime due settimane. Spero di sì, la crono passerà a pochi metri da casa mia quindi sarebbe un piacere enorme affrontare questa tappa. Non capita tutti i giorni di passare in Umbria. Ci passiamo a marzo per la Tirreno-Adriatica ma è difficile correre a livello professionistico nel tuo paese. Noi abbiamo qui un territorio stupendo, anche i miei compagni rimangono sempre stupefatti perché al di là di Assisi tutta l’Umbria ha paesaggi stupendi e mi dicono che sono fortunato a vivere qui”.
“Dal 2012 sono professionista e in questi anni sono cambiate molte cose. Il ciclismo si è evoluto, al di là dei materiali con cui sono fatte le biciclette e la compenentistica. C’è stato un grande cambio dopo il Covid con un innalzamento dei valori umani impressionante. Tutti i giovani hanno portato il ciclismo all’estremo. Prima esistevano delle gare allenamento, ad oggi non esistono più. Anche le gare minori si affrontano al 100%”.
“Il mio prossimo sogno? Completare la carriera ad un buon livello. Mi piacerebbe anche l’ultimo anno che deciderò di correre in bici correrò in buono stato”.
“Assisi è un passaggio della mia vita importantissimo infatti ho scelto di tornare ad Assisi proprio perché io e la mia famiglia vogliamo vivere qui in futuro. Quando smetterò mi vedo qui, è il nostro progetto con mia moglie. Il prossimo impegno sarà a gennaio per un ritiro in Spagna e poi subito dopo inizierà la stagione e sarà un via vai di viaggi con gare in Francia, Spagna, Belgio, Olanda”.
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