Sport e disabilità, e problemi di spazi per praticarlo. Una lettera di un genitore diffusa dalla società Virtus Bastia che fa del Baskin la propria attività quotidiana; di seguito il contenuto integrale:
“Caro Presidente, con grande rammarico e dispiacere, segnalo che mio figlio A. non potrà partecipare agli allenamenti di Baskin il sabato mattina a Cannara, in quanto impegnato nelle attività scolastiche. Auspicavamo la possibilità di trovare degli spazi tra Bastia Umbra/Assisi/Santa Maria degli Angeli per gli allenamenti pomeridiani ma, purtroppo, ad oggi, nulla. Ancora una volta A. verrà privato della possibilità di vivere uno sport di squadra dove sviluppare competenze atletiche e relazionali. Grande dispiacere!!! Giocando a Baskin si era sentito gratificato e apprezzato per le proprie capacità, aveva trovato nuove simpatiche amicizie. Per la prima volta, anche la famiglia non aveva assaporato l’amarezza di vedere il proprio caro “escluso per diagnosi”. Ebbene, pare che si debba tornare alla routine di solitudine e di vuoto. Mentre Le scrivo, il mio pensiero corre a tutti i giovani pieni di energia e potenzialità. Il problema della mancanza di spazi sportivi impatta su tutti e non solo sui più fragili. Spesso le città non contemplano luoghi di sano svago. Siamo troppo preoccupati di aprire centri commerciali, di costruire palazzi, di creare attrazioni turistiche eppure, dinanzi a tragedie che vedono protagonisti i giovani, gli “adulti” manifestano sgomento, imbarazzo, smarrimento.
Fino a quando le nostre città non cominceranno ad essere disegnate a misura d’uomo continueremo su questa scia di degrado e di morte. Che cos’altro può scaturire dallo stare “incollati” ai social o bivaccando nelle città spingendo il trascorrere del tempo? Mi sono permessa di estendere il pensiero solo per sottolineare la responsabilità in capo a noi adulti e a coloro che ci amministrano. Si parla tanto di inclusione, di disagio giovanile, di fragilità. Si promulgano norme che sistematicamente vengono disattese per motivi ” superiori” (costi, mancanza di spazi, burocrazia). Credo che manchi, prima di tutto, la visione di futuro ove nessuno, mai e per nessun motivo, rimanga ai margini della società inghiottito dalla solitudine dei giorni. A che serve un G7 sulla disabilità (non me ne vogliano gli organizzatori) se poi i nostri ragazzi mancano di spazi per lo sport, di assistenza scolastica, di assistenza post scuola, di opportunità lavorative, di possibilità per una vita dignitosa? Un caro saluto Presidente e grazie per la tenacia”. M.C.
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