Secondo le stringenti norme in vigore e seguendo l’attento protocollo sportivo, torna anche il pugilato, che si appresta a rivivere la normalità. Dopo la lunga pausa forzata causa Covid-19, sono stati calendarizzati due training camp Fpi al centro tecnico federale di Assisi che oggi e fino a giovedì prossimo ospiterà la qualifica élite maschile, mentre dal 7 al 19 giugno L’ élite donne.
10 azzurri élite convocati dal ct Kalambay: kg 52 Manuel Fabrizio Cappai e Federico Serra, 57 Francesco Maietta, 63 Paolo Di Lernia, 69 Vincenzo Mangiacapre, 75 Salvatore Cavallaro, 81 Simone Fiori, 91 Aziz Abbes Mouhidine, +91 Mirko Carbotti e Clemente Russo. Allenati dal dt Giulio Coletta, dal tecnico Patrizio Sumbu Kalambay e dal preparatore atletico Tiziano Bartocci. Per il settore femminile, invece, sono otto le azzurre élite convocate: kg 51 Olena Savchuk, Giordana Sorrentino e Martina La Piana, 57 Irma Testa e Alessia Mesiano, 60 Rebecca Nicoli, 69 Assunta Canfora e Angela Carini, allenate dai tecnici Laura Tosti, Michele Caldarella e Riccardo D’Andrea.
Grande l’emozione per il ritorno sui ring per Patrizio Sumbu Kalambay, tecnico della nazionale maschile, nato nel 1956 a Lubumbashi, città del Congo Belga, oggi Repubblica Democratica del Congo (Stato dell’Africa centrale, negli anni denominato anche Repubblica del Congo e Zaire), che da dilettante vinse 90 match su 95 disputati e, da superwelter, non partecipò ai Giochi Olimpici di Mosca 1980 perché anche l’allora stato dello Zaire seguì il boicottaggio americano per l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Si trasferì in Italia e nel 1984 ottenne la cittadinanza italiana aggiungendo anche il nome Patrizio in onore al papà che si chiamava Patrice e al primogenito appena nato Patrick. Tra i professionisti, invece, conquistò il titolo di campione d’Italia, d’Europa e per tre volte fu campione mondiale Wba dei pesi medi. Terminata la carriera agonistica, è diventato maestro di boxe e da tre anni è anche componente dello staff tecnico federale per il settore maschile.
“Non nego che preferisco il ruolo da pugile – ha dichiarato nei giorni scorsi alla Gazzetta dello Sport – ma gli anni passano ed è necessario accettare la conclusione della carriera sportiva. Il ruolo da tecnico non è facile perché bisogna saper interpretare il pugilato dell’atleta. Ogni singola e personale sfumatura pugilistica fa la differenza ed è proprio lì che bisogna lavorare per migliorare. Riprendere pian piano le attività della vita quotidiana è importante ed emozionante. In piena emergenza Covid-19 – ha sottolineato il ct alla Gazzetta dello Sport – i pugili si sono allenati seguendo online i programmi di allenamento sulla piattaforma Fpi”.
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